Però, come avviene ormai da tempo attraverso contorsioni sempre più inspiegabili ai cittadini, lo specchio è rovesciato e i simboli sono stati riempiti di semantiche non tradizionali.
Riprendo il filo di un ragionamento fatto su Il Giornale a fine estate, voto ergo non sum, lo smarrimento dell’italiano che è andato alle urne e non solo si trova con una realtà quotidiana che non cambia in meglio (tasse, salari, sicurezza, prospettive, lavoro e sostegno per i figli, pensioni, sostenibilità delle città , burocrazia), ma con un potere politico decisionale diverso da quello che aveva espresso nell’urna.
Insomma va in piazza chi doveva essere al governo, e sta nel palazzo chi doveva essere in piazza, soprattutto Pd, Renzi e Leu. A rendere lo smarrimento del cittadino ancora più imbarazzante c’è poi il ruolo sempre più complesso, e frammentato all’interno, del M5s.
E’ vero che alle elezioni del marzo del 2018 hanno preso più del 32% dei voti e sono in effetti la prima forza parlamentare, però in poco più di un anno hanno dato vita a due coalizioni completamente antitetiche. La prima con lo sguardo a destra, la seconda con lo sguardo a sinistra.
Su questo si è scritto tanto e insieme poco, perché non si tratta di un puro tatticismo parlamentare. Non è il pentapartito della Prima Repubblica dove un pezzo esce e uno entra. La Visione era quella democristiana.
Qui la Visione o manca o sembra frutto di un’evoluzione sorprendente per un movimento nato come antisistema, ovvero diventare nuovo Sistema attraverso la trasformazione chimica di C1 in C2, dove C non sta per carbonio ma per Conte.
Da avvocato del popolo a avvocato del Palazzo, con dentro il Quirinale, l’Europa, il Vaticano, i cosiddetti poteri forti e parte dei media. Poco importa se crollano gli ascolti quando va, non a caso, nella tv di Stato.
L’importante è che non crolli il palazzo. La Visione però manca. Renzi che oggi è nella sua Leopolda, metafisica fusione toscana di agorà e potere, dice che la salviniana Quota 100 gli fa orrore, Conte risponde che è l’asse della manovra.
Tra l’essere un orrore e l’essere il centro del mondo ce ne vuole. Siamo passati dal balcone-proscenio della povertà abbattuta, al teatro borghese di una conferenza stampa con l’iva rimandata.
Per il resto la finanziaria a oggi, per dare fondo alla metafora teatrale, sembra un personaggio di Pirandello in cerca d’autore. Non per i veti incrociati, i vertici notturni, le smentite e le controsmentite che fanno parte di ogni manovra economica. Ma per il respiro di una Visione dell’economia e del paese che manca.
Gli italiani hanno capito che siamo tornati nell’abbraccio soffocante di mamma matrigna Europa. Un po’ di deficit allentato qua, un po’ di tasse apparentemente piccole qua e là . Sommando tutto, sborsiamo di più e cresciamo di meno.
Dall’altra parte il centrodestra sembra aver ritrovato l’unità dei suoi leader e la voglia di mettere insieme un programma coerente . Contro le tasse e le manette (chi può pensare di sconfiggere il grande tabù dell’evasione con l’inasprimento delle pene?) e contro un Palazzo non voluto dagli elettori, oggi quelli che come coalizione erano stati i più votati delle ultime elezioni, quelli che hanno vinto tutte le successive elezioni regionali, proveranno a dare la grande spallata.
La piazza di domani e le elezioni in Umbria ( ex roccaforte della sinistra sconvolta dagli scandali) saranno la cruna dell’ago dove passerà il laboratorio politico del centrodestra che verrà .
Non un ‘alleanza tattica per vincere le Regionali, ma il luogo di una Visione, del paese, dell’economia, delle persone, della libertà . Di un legame ombelicale ritrovato con il cittadino e la sua volontà democratica.
A proposito di voto e di democrazia, l’ultima di Grillo è di non far votare gli anziani e lasciare le urne soprattutto alle nuove generazioni che avrebbero il legame ombelicale che conta, quello con il futuro.
Ma i sociologici non ci avevano detto che nel 2050 ci saranno più pensionati che lavoratori? E a scuola non ci avevano detto che il suffragio universale era stata una grande conquista ?
Claudio Brachino
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